"Le mafie si possono battere"
Di seguito l'articolo pubblicato su "la Voce di Rovigo" di giovedì 23 marzo 2023.
“Le mafie si possono battere imparando a rispettare le regole” è il messaggio di speranza che arriva dall’auditorium Saccenti dove è stata celebrata la “Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie” e che ha visto protagonisti gli studenti. In particolare alcune scolaresche della media Buzzolla del comprensivo AdriaDue e del biennio del polo tecnico e dell’alberghiero Cipriani. L’evento è stato allietato da alcuni intermezzi musicali con l’arpa da parte di Elisa Stefanini, allieva del conservatorio Buzzolla.
La giornata è stata organizzata dal polo tecnico in collaborazione con l’amministrazione comunale, presente in sala il sindaco Omar Barbierato, rimasto in disparte, così pure Antonio Giolo referente della biblioteca comunale. Ospite speciale il sottotenente Giuseppe Scarcella comandante della tenenza di Adria della Guardia di finanza che ha sviluppato il tema “Le mafie nel Polesine”, mentre Remo Agnoletto dell’associazione Libera ha coordinato i lavori ed ha risposto a diverse domande degli studenti.
Scarcella ha subito evidenziato “l’immenso giro d’affari di cui si alimentano le diverse mafie: almeno 220 miliardi di euro all’anno, pari al 13% del Pil nazionale. Soldi ‘sporchi’ - ha sottolineato - che le organizzazioni criminali hanno la necessità di ripulire reinvestendo su aziende in difficoltà”. Soffermandosi sul Polesine ha osservato che “la maggior presenza mafiosa si registra nel settore agricolo in forma di capolarato, gestendo gli extracomunitari per quei lavori faticosi che i locali tendono sempre più ad evitare”. Ed ha concluso con un messaggio di speranza rivolto ai giovani: “Non so se le mafie si potranno estirpare del tutto perché si presentano come organizzazioni alternative allo Stato, ma si possono emarginare e contenere, prima di tutto sul piano socio culturale diffondendo la cultura della legalità, del rispetto delle leggi e della fiducia nello Stato. Le nuove generazioni, che siete voi, stanno crescendo con maggior consapevolezza dei pericoli delle mafie, come testimonia l’evento di questa mattina. Allora il primo impegno è non abbassare mai la guardia”.
Gli studenti della classe terza L Afm-Rim del polo tecnico hanno realizzato un logo particolarmente significativo, illustrato da Eva Travagli. Rappresenta una vittima della mafia, senza dare né genere né età alla persona perché non c’è distinzione su chi può ritrovarsi in mezzo a questo sistema criminoso. Alla vittima viene tappata la bocca in modo aggressivo da mani serrate che sprigionano tutta la violenza fisica e psicologica che la malavita può esercitare. Negli occhi della vittima sono state disegnate le sbarre per far capire come, chi è vittima della malavita, si ritrovi imprigionato. Ma le sbarre sono anche il simbolo della giustizia, quella giustizia che ogni persona-vittima invoca. Tra le mani e la bocca è stato messo del denaro perché i soldi rappresentano il pizzo da pagare, ovvero l’estorsione che la vittima subisce dovendo rimborsare percentuali altissime che spesso diventano insostenibili.
Gli studenti, nel fare il logo, hanno appreso “come un fulmine a ciel sereno che il Polesine è una terra di riciclaggio di denaro sporco”. Allora ha concluso Eva Travagli: “Siamo contenti di partecipare a questo evento perché riteniamo di dover essere a conoscenza di ciò che accade attorno a noi e della malavita alla quale potremmo andare incontro”.
A dir poco straordinaria l’interpretazione della canzone “Libertà” di Giorgio Gaber da parte dei ragazzi della prima A della media Buzzolla, magistralmente preparati dalle insegnanti Maria Loretta Boscolo e Serena Agostini, alle quali, al termine, è stato consegnato un omaggio insieme agli altri docenti impegnati nell’evento da Nicla Sguotti dell’alberghiero a Paola Berti e Denis Marangon del polo tecnico. E dagli alunni della media è arrivato il messaggio che riassume la giornata: “Si comincia a sconfiggere le mafie imparando a rispettare le regole, partendo dalle piccole cose del vivere quotidiano”.